I am inspired by nature

Antibodi: viaggio tra acquario e natura.

La natura racchiude qualcosa di affascinante ovvero il ciclo della vita, che da sempre permette a noi ed a miliardi di altri esseri viventi di esistere e procreare. Un mondo regolato da leggi, spesso molto complesse, dove viene però dato spazio anche alla casualità. Sono certo che per la gran parte degli acquariofili poter creare un piccolo mondo naturale, racchiuso nei cinque vetri di un acquario, e poterne osservare l'evoluzione ed eventualmente manipolarne l'andamento potrà dare molte soddisfazioni. Il mio desiderio comprende anche questo, ma una maggiore gratificazione potrei ottenerla se l'ambiente progredisse autonomamente, intervenendo il meno possibile su i suoi bioritmi.

Prima parte: il fai da te e la parte tecnica.

Dopo mesi di prove effettuate nell’allestimento di diversi acquari ho deciso di tentare di creare una vasca che coniughi il più possibile il "fai da te" e l’utilizzo di elementi prelevati in natura, argomento che spesso ho trattato con molti acquariofili e non, scambiando consigli ed esperienze che mi hanno aiutato davvero molto a mettere in pratica la teoria e le mie idee. Uno degli elementi che caratterizza l’allestimento di un acquario è sicuramente la parete di sfondo. Riuscire a ricreare qualcosa che assomigliasse il più possibile ad un sponda di un fiume o di un lago è stato da sempre un mio forte desiderio, l’obiettivo da raggiungere.

La riva fangosa, rocciosa o coperta da vegetazione, non solo risulta essere esteticamente coreografica e naturale ma può offrire, in natura come in acquario, protezione ai pesci o invertebrati presenti, nascondigli e zone d’ombra dove essi possono procreare diminuendone lo stress che spesso in una vasca, per quanto grande possa essere, può portar loro ad assumere comportamenti aggressivi o in casi più gravi a contrarre patologie.
Molte esperienze con le più disparate essenze lignee, materiali organici ed inorganici vari, e prodotti acquistati in commercio, mi hanno permesso di scegliere quelli più adatti senza dovermi poi pentire, una volta inserito lo sfondo in acquario, del loro utilizzo.
Ho inoltre cercato di mantenere bassi i costi di produzione cercando di creare un prodotto bello, realistico e funzionale senza dover spendere una fortuna, facendo in modo che fantasia, creatività e pazienza abbiano la meglio durante il processo di lavorazione.
Il costo, che si aggira attorno ai 50 €, può essere influenzato ovviamente oltre che dalla grandezza dello sfondo da realizzare, il mio è 100x45 circa, anche dai negozi ai quali ci si rivolge ed alle marche dei prodotti che si acquistano. 
A seguire la descrizione passo per passo della costruzione della parete di Antibodi. 

I prodotti acquistati presso un Brico Center sono i seguenti:
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Guanti elastici in vinile, ma vanno ottimamente bene anche i classici guanti in lattice, in confezioni da 10, anche se è molto più facile trovare confezioni da 100 pz, comunque non vi è problema, il resto lo riutilizzerete in casa per molteplici scopi.
A titolo informativo ne ho usati due paia per l’utilizzo col silicone ed una decina di paia per impastare e disporre il poliuretano espanso per tutte le creazioni eseguite. Fate attenzione perché quest’ultimo è piuttosto appiccicoso e potrebbe creare problemi alle mani se non si prendono utili precauzioni. Inoltre cercate di acquistare la misura di guanti giusta, sulle mani dovranno rimanere aderenti, perché altrimenti risulterà difficile lavorare il poliuretano, che dopo un breve tempo tenderà ad indurirsi rendendo il guanto un impasto troppo rigido.

Il poliuretano espanso è un prodotto piuttosto comune in edilizia o fai da te, quindi facilissimo da trovare nei Brico o ferramenta, inizialmente ne ho acquistate due confezioni da 25 litri l’una, poi mi sono resoconto, nel proseguo della lavorazione, che non sarebbero bastate, ed alla fine ne ho acquistate altre due confezioni da 50 l ciascuna, utilizzandole quasi totalmente. Molto probabilmente impastando la schiuma poliuretanica con vari materiali, che in seguito vi elencherò, ha teso a non gonfiarsi esageramente, rendendone necessaria una quantità superiore, ma allo stesso tempo rendendo più solida la parete di sfondo.

La sabbia quarzifera è comunemente utilizzata in edilizia, anch’essa facile da trovare in commercio, ha una colorazione grigiastra ed è molto fine. Una considerazione molto importante da fare è la scelta di utilizzare sabbie o polveri diverse, sia nella colorazione, sia nel formato e quindi derivazione.
Questo avrà un ottimo riscontro perché vi permetterà di ottenere maggiori sfumature di colore e quindi una migliore resa finale, molto più realistica.
Per questa motivazione ho utilizzato contemporaneamente la sabbia quarzifera con una colorazione grigiastra, una sabbia precedentemente acquistata ed accantonata per alcuni mesi, uguale a quella quarzifera ma di colore giallastro, molto bella, e polvere di pietra lavica, con delle colorazioni tendenti al rosso o al bruno.
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Il silicone deve essere acetico e non anti muffa, io l’ho acquistato di colore nero, ma essendo utilizzato solo per fissare il polistirolo e la bottiglia in pvc al foglio di Poliver può essere anche bianco o trasparente, non ha molta importanza, verrà infatti completamente ricoperto dal resto del materiale.

Un foglio di Poliver della misura necessaria e di spessore attorno ai 3 millimetri, lo adattaterete alle misure della parete posteriore dell’acquario prima di cominciare la costruzione, e un foglio di polistirolo che taglierete a pezzi, acquistati entrambi presso il solito Brico Center.

Certamente una soluzione utile è stata quella di nascondere il più possibile gli strumenti che utilizzeremo in acquario per la normale gestione dello stesso, quindi il riscaldatore e il tubo di entrata del filtro esterno.
Ho pensato dunque ad una soluzione funzionale e facile da realizzare, infatti ho preso due bottiglie di acqua minerale da un litro e mezzo, le ho tagliate entrambe ed adattate come in foto per creare una sorta di tubo nel quale inserire gli strumenti, volendo si possono utilizzare anche i tubi da edilizia, quelli arancioni o bianchi, chiusi alla base.
L’ho fissata col silicone alla parete di Poliver, lasciando la base superiore aperta, mentre nella parte inferiore chiusa. Ho praticato con un coltello rovente due fori nei quali ho inserito due pezzi di tubo in pvc per far passare l’acqua. Quindi da una lato ho risolto con estrema facilità il problema di come nascondere gli strumenti, dall’altro ho anche creato in una parte della parete una sorta di dosso dando maggiore spessore e casualità sulla superficie della stessa.
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Assieme alla bottiglia porta strumenti, ho fissato, ancora con del silicone, pezzi di polistirolo, cercando di creare anfratti e sporgenze, per dare dinamicità alla superficie, ma anche per non dover poi utilizzare troppo altro materiale, infatti il polistirolo oltre che essere economico e facile da lavorare è anche un materiale estremamente leggero.
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All’inizio del racconto vi ho anticipato la mia passione per la ricerca di materiali in natura: terra, sabbia, foglie, ramoscelli, radici, rocce e sassi, erba secca sono tutti materiali che col tempo contribuiscono a creare le rive dei fiumi e dei laghi, perciò ho voluto utilizzarli per realizzare il mio sfondo, imitando ciò che normalmente avviene in natura.
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La foto, scattata nelle vicinanze di casa mia, raffigura una sponda di un fossato con canne e un tronco di albero molto coreografico. 
In futuro credo che proverò a prelevare parti di questo tronco, secche e friabili e le disporrò in una parete di sfondo assieme a sabbie varie e ciottoli di fiume.
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Nelle varie fasi di copertura della parete, al poliuretano espanso ho aggiunto tutti questi materiali, cercando di impastarli in modo casuale e fissando direttamente alcuni di essi sullo sfondo con piccole dosi di poliuretano.
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In foto alcuni materiali raccolti: foglie, sassi ed erba secca che non ho lavato, e che ho cercato di inserire nell'impasto, spezzettandoli ove possibile, oppure interi nella parte di lavorazione finale della parete.
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All’inizio vi consiglio di prendere mano con l’utilizzo del solo poliuretano e sabbia, di quest’ultima posatene un mucchio su una superficie liscia, io ho utilizzato un pezzo di polistirolo avanzato, spruzzate il poliuretano, circa un pugno, badando di non far schizzare la sabbia e cominciate ad impastare. Riempite pian piano tutta la parete, mantenendo l’irregolarità della superficie che avete creato utilizzando il polistirolo. Vi consiglio di cominciare da un lato e di utilizzare la sabbia quarzifera grigia acquistata al Brico, perché le altre (giallastra e col bruno) le utilizzerete successivamente per creare le sfumature di colore.
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Il metodo che ho utilizzato per procedere è stato quello di mischiare i vari materiali via via con sabbia e poliuretano, strato sopra strato; non abbiate timore, i vari strati di materiale impastato si compattano facilmente gli uni agli altri, quindi potrete operare a più riprese.
Con un po’ di pazienza, tanta fantasia e creatività mi son seduto a terra, e complice una bellissima giornata di sole, arieggiata, ho ultimato la prima parte dello sfondo in quasi un paio di ore.

Attenzione! Sempre guanti alla mano, e cercate di non respirare il prodotto. Lavorate all’esterno o comunque non in un ambiente troppo chiuso.
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Tutti i materiali impastati, tra essi anche pezzetti di radice e sassolini raccolti sulla postazione di lavoro.Devo ammettere che quando il tutto inizia a prendere forma, non solo si ha molta voglia di continuare e soprattutto di finire per disporla in acquario, ma si comincia ad avere soddisfazione del proprio lavoro ed a immaginare a come disporre le piante ed i restanti materiali decorativi in vasca.
Mi raccomando cercate di dare molta casualità nella disposizione, l’impasto non pressatelo troppo, picchiettatelo con le dita se vorrete avere una superficie rugosa oppure distendetolo con il palmo della mano se vorrete ottenere una parte più liscia.


Spesso capita di osservare qualche dipinto dove viene raffigurato un fiume, ai bordi alberi o canneti, sassi e radici, queste ultime non potevano mancare, avendole recuperate qualche mese prima ed essendo rimasto colpito dalla loro bellezza le ho poste da parte per il grande giorno.Si tratta di radici di vite, di colorazione noce scuro, non troppo spesse e di varia lunghezza, che ho disposto in gruppi di due o tre elementi ad una decina di cm dai bordi esterni della parete.
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Le radici raccolte sono di vite, ed hanno una colorazione noce scuro, non troppo spesse e di varia lunghezza, che ho disposto in gruppi di due o tre elementi ad una decina di cm dai bordi esterni della parete.
Dopo essere state selezionate sono rimaste per qualche settimana dentro ad un catino all’interno di una pompa con acqua corrente, totalmente immerse. Le ho fissate alla parete quando gran parte del lavoro era stato ormai ultimato, con del poliuretano le ho fissate nei punti scelti, cercando di farle rimanere in posizione con dei sassi, lasciando che il poliuretano si asciugasse e vi assicuro che non c'è voluto molto, forse dieci minuti, perché la presa sia sufficiente.

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Non vi preoccupate se il poliuretano gettato per il fissaggio delle radici tenderà a rimanere nella colorazione e nella forma un po’ fuori tono con il resto della parete, tanto i ritocchi futuri, anche tramite il Plastivel, saranno molto semplici da realizzare e vi permetteranno di rendere il tutto più realistico.
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Bene! La parete è stata ultimata, ora dovremo anche proteggerla, per quanto possibile, con l’utilizzo di una vernice atossica trasparente, io ho utilizzato un prodotto piuttosto comune in commercio ovvero il "Plastivel". Potete sollevare la parete e lasciare che la sabbia in eccesso scenda. Spolverate quindi la parete facendo cadere il surplus di materiale, non vi preoccupate se i tubetti verdi di entrata si notano, in quella posizione li potrete facilmente nascondere piazzando qualche piantina o roccia davanti ad essi, ma sinceramente ho preferito lasciare uno spazio accessibile per una più corretta manutenzione.
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Al poliuretano mischiato con tutti i materiali trattati ed utilizzati sono bastate poche ore per rendere molto solido e compatto il tutto, ma vi consiglio di far trascorrere un paio di giorni prima di passare alla fase successiva di lavoro.
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La parete di Poliver si è saldata con tutto il resto permettendo una più facile manovrabilità della struttura ed un inserimento in acquario rapido e sicuro. In foto potete osservare come io abbia cercato far in modo che le radici sporgessero in modo casuale, ed alcune di esse arriveranno quasi a toccare il vetro frontale, contribuendo a dare maggiore profondità all’ambiente.
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In questa visuale dall’alto si nota lo spazio riservato agli strumenti, calcolatelo prima di scegliere le bottiglie da utilizzare, io ne ho utilizzate due presenti in casa in quel giorno, e con un piccolo stratagemma le ho unite, ma se ne avete la possibilità potrete cercare una bottiglia unica, magari quelle da due litri potrebbero bastare. 
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Il risultato finale per quanto riguarda la prima fase di creazione della parete; ho provato a sistemare un paio di rocce laviche alla base immaginando una probabile visione d'insieme.
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Trascorsi due giorni circa, sono passato alla fase successiva. La parete non mi sembrava ancora del tutto finita, ho quindi polverizzato una parte di pietra lavica, quella che ho scelto non era né troppo scura né troppo rossastra e l'ho in parte miscelata con la sabbia quarzifera rimasta.
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In una ferramenta ho acquistato un barattolo di Plastivel liquido e una bomboletta spray, oltre ovviamente ad un pennello. Ho cominciato quindi a spennellare la parete con tocco leggero, cercando di non rompere o smuovere le delicate foglie secche o i ramoscelli sporgenti, ho picchiettato nelle zone di difficile accesso, in particolare tra le radici.
Questa operazione non è stata troppo difficoltosa, ma non è facile riuscire a coprire tutti i punti, anche quelli meno accessibili, della parete, quindi ho utilizzato in seguito il Plastivel in spray.
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Una considerazione da fare riguarda la colorazione che assumerà la parete in seguito all’utilizzo della vernice. Ho notato che la stessa ha accentuato toni leggermente più scuri di quanto lo fossero precedentemente, risultato dovuto comunque anche all’utilizzo di polvere di pietra lavica. Se vorrete avere una parete chiara, cercate ovviamente di utilizzare sabbie ed elementi più chiari possibili, perché dopo l'utilizzo del plasticizzante, il loro colore virerà verso toni più scuri.Ho voluto mettere a confronto le due immagini, una originale ed una in negativo, per farvi notare com’è facile miscelare i materiali tramite il poliuretano e creare una superficie che ricordi molto elementi comunemente rintracciabili in natura, inoltre in negativo si nota maggiormente l’irregolarità della superficie.
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Con il ritocco finale sono riuscito a rendere uniforme con il resto della parete anche il tono più chiaro delle zone di giunta delle radici.
Entrambe le foto ci mostrano il risultato finale, prima di essere inserito in acquario.
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Con lo stesso procedimento con il quale ho realizzato la parete di Antibodi ho creato anche delle rocce che daranno in qualche modo una soluzione di continuità della parete sul fondo.
Sopra ad un sacchetto di plastica ho riunito gli ingredienti da utilizzare per l’impasto. Sabbia quarzifera grigiastra mista a qualche frammento di pietra lavica, foglie e rametti secchi, pezzetti di polistirolo, sassolini e l’immancabile poliuretano.
Ricordatevi di inglobare all’interno dell’impasto o alla base una pietra che abbia un peso tale da far rimanere la roccia creata sul fondo. Io ho effettuato alcune prove in un catino, ad ogni modo non esagerate con la quantità di poliuretano.
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Ho miscelato i vari componenti spezzettando le foglie ed ho spruzzato il poliuretano, in quantità equivalente ad una mela. Impastando il tutto, ho picchiettato con le dite ed aggiungendo di continuo la sabbia mista ho atteso che il poliuretano si solidificasse, vi basteranno 10/15 minuti per essere certi che i componenti abbiano attechito alla pasta.
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Ho staccato le pietre dal sacchetto e le ho riposte sopra un velo di sabbia. Dopo un paio d’ore ho spruzzato il Plastivel, aggiungendo la sabbia ove necessario, infatti può capitare che in qualche parte riaffiori il color giallo chiaro del poliuretano, che comunque in acquario da un bell’effetto.
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Dopo una decina di minuti il plastificante ha già reso piuttosto solide le rocce, ma io per precauzione non le ho toccate fino al giorno seguente.
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Con questo metodo quindi si possono creare innumerevoli forme ed arredamenti da inserire in acquario, non solo sfondi, ma anche semplicemente agglomerati di rocce, supporti per piante o nascondigli appositamente creati per strumenti e per gli abitanti dell’acquario.
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Ecco come si presentano in gruppo le rocce create.
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Una prova all'asciutto, sistemando parete e pietre per avere una visione anticipata.
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Ultimi ritocchi prima di inserire la parete in acquario come tagliare le parti sporgenti di poliuretano utilizzando un coltello seghettato e lavare la paretina con acqua corrente, lasciandola asciugare, per non gocciolare dappertutto.
Con qualche accortezza, evitando di premere troppo se non ancora corretta nelle dimensioni, l’ho inserita in acquario.

Devo ammettere che appena ho acceso le luci per prova sono rimasto davvero colpito, soprattutto da come utilizzando materiali naturali ed industriali senza spendere troppo e senza procedimenti complicati si possano ottenere risultati soddisfacenti.
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In questa foto, che ritrae un particolare dello sfondo, si nota la sabbia fine ambrata utilizzata per il fondo. Questo materiale è differente da tutti quelli utilizzati per creare la parete e le rocce, perché desideravo ci fosse un piccolo stacco tra i materiali componenti la riva e quelli componenti il letto del corso d'acqua.
Ho inoltre nascosto alcune parti troppo in vista tramite il plastificante trasparente mischiato a sabbie di colore simile come il tubo di mandata o parte dei bordi.
Il fondo fertilizzante utilizzato è un prodotto commerciale di marca Anubias, senza troppe esagerazioni nel dosaggio, visto che le piante coltivate non avranno troppe pretese in questi termini.
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Per rendere ancor più simile il fondo a ciò che potremmo trovare in natura ho aggiunto delle foglie di pioppo, lasciate cadere casualmente sulla superficie della sabbia. A differenza di tante prove precedenti, questa volta ho voluto passare un velo di plastificante per tentare di far in modo che possano durare più a lungo. Ci tengo a precisare che i preziosi acidi umici ed i tannini vengono rilasciati costantemente da rametti e pignette d'ontano, spesso utilizzati nei miei acquari.
L’acquario utilizzato per ricreare questo ambiente è una vasca commerciale, precisamente un Askoll Ambiente Advanced 100 con capienza di circa 180 litri lordi, fornito di due tubi neon da 30 watt ciascuno. All'impianto luci ho apportato una piccola modifica inserendo un neon di 20 watt, ciò non tanto per aumentarne il wattaggio, che poteva essere comunque sufficiente per il tipo di piante coltivate, ma piuttosto per creare un sorta di effetto alba/tramonto. Ho sempre pensato che uno stacco netto delle luci possa in qualche modo stressare i pesci, quindi ho regolato il neon aggiunto perché si accenda e si spenga mezz’ora prima e dopo gli altri due.

La filtrazione dell'acqua invece è affidata ad un filtro esterno, sempre della Askoll, il Pratiko 200 prima versione, che ho ripreso dalla precedente vasca dove ha funzionato per molto tempo senza aver riscontrato nessun problema.
Lo stesso è stato caricato a cannolicchi, spugne e frammenti di pietra lavica, sulla base ho posto qualche bioballs per far si che i fanghi possano formarsi senza intasare troppo il materiale filtrante presente appunto sul fondo.
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A seguire alcune immagini che ci mostrano il tanto atteso inserimento dell'acqua nella vasca, le immagini non sono molto nitide perché l'acqua è ancora carica di particelle in sospensione.
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La vasca lentamente si riempie e con piacere osservo che i giochi di luci ed ombre sulla parete, con il salire dell'acqua, la rendono sempre più realistica.
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La data di attivazione dell'acquario è il 15 ottobre 2006, ho fatto partire il filtro, acceso i tre neon con un fotoperiodo di nove ore (dalle 14 alle 23) ed il riscaldatore da 200 w.

Seconda parte: la biocenosi.

In questa seconda parte della storia di Antibodi cercherò di descrivervi l'inserimento della "vita" al suo interno e la breve evoluzione di questa vasca. 
Chiudo gli occhi ed immagino di trovarmi sulla sponda di un piccolo fiume tributario del Nyong in Camerum, attorno a me una lussureggiante giungla con migliaia di specie vegetali ed animali. Cammino per qualche metro, guardo avanti a me, e scopro che il fiume crea una piccola ansa, dove l'acqua rallenta il suo corso, e dove la vegetazione in superficie sembra trovare continuità anche in acqua. Due arbusti crescono a ridosso della riva fangosa e le loro radici, come tante braccia, si protendono verso l'acqua. Osservo incuriosito il piccolo microcosmo pieno di vita e mi viene in mente che, poche ore fa, qui ha piovuto davvero tanto, e di conseguenza il livello del fiume potrebbe essersi alzato notevolmente. Questa zona poteva dunque solamente venir lambita dalle acque, e tutto ciò che prima era in parte emerso ora si trova sotto 40 cm di acqua.
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Un piccolo ma suggestivo scorcio del fiume Nyong, nei pressi di Mbalmayo in Camerun.
Questa foto è stata gentilmente concessa dal dott. Klass-Douwe B.Dijkstra che ha scritto moltissimi articoli e libri sulle scienze naturali.
Mi avvicino di più alla sponda e cerco di guardare oltre l'acqua. Sul fondo si notano alcune Anubias, e del muschio che potrebbe essere stato strappato dalla forza dell'acqua e portato sino a qui, incagliandosi tra le radici, poi ancora alcune foglie sul fondo e sassi di colore grigiastro.
"Come è magico questo piccolo scorcio di fiume" penso tra me e me, quando ad un tratto, così all'improvviso, sbucano da un piccolo anfratto, creatosi tra alcuni sassi ammucchiati, una coppia di Pelvicachromis Taeniatus con i loro colori incredibilmente brillanti. Sembrano spaventati dalla mia presenza, infatti li vedo entrare ed uscire dalle piccole fessure tra le pietre. Rimango immobile e i due cominciano a smuovere il fondo, come fanno abitualmente, alla ricerca di cibo. Accidentalmente urto alcuni piccoli sassi in prossimità dell'argine facendoli cadere in acqua, così, in pochi secondi, la coppia scompare senza più far ritorno.
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Ancora un tratto del fiume Nyong.
Questa foto è stata gentilmente concessa dal dott. Klass-Douwe B.Dijkstra che ha scritto moltissimi articoli e libri sulle scienze naturali.
Affascinato da quanto osservato cerco di imitare ciò che ho potuto immaginare nella mia mente, conscio del fatto che il risultato mai potrà essere perfettamente uguale a ciò che la natura ci regala. Potrebbe essere impossibile trovare una concentrazione di Anubias di così tante diverse specie come quelle inserite in un così ristretto contesto. 

L'evoluzione dell'acquario.

Dopo aver inserito l'acqua ed aver scattato alcune foto per immortalare questo momento magico, forse uno dei più attesi, mi accingo a disporre le prime piante sul fondo. Si tratta di Anubias Bartheri, Bolbitis Heudelotii ed un muschio abbarbicato sulle radici.
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In foto si notano anche le foglie "morte" depositate sul fondo, nella mia visione trasportate dalle acque o cadute da qualche albero vicino.
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Trascorre un po' di tempo, l'acquario comincia a maturare, i batteri cominciano a colonizzare ogni parte dell'ambiente e le radici "imbiancano". Sulle foglie depositate sul fondo si comincia ad intravedere una "lanetta" bianca che le circonda e che ci ricorda come in breve tempo un ambiente per così dire "sterile" possa brulicare di vita. Sono i batteri che degradano la materia organica presente che cominciano a fornire il substrato per le altre classi responsabili di proseguire il ciclo di trasformazione fino a creare un ambiente che possa ritenersi "vivibile" per gli inquilini che andremo ad aggiungere nel breve futuro.
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Nella foto sopra si notano proprio i batteri che hanno colonizzato le radici di vite. Questa situazione durerà solo pochi giorni.
Le piante inserite fino ad ora però, sono solo una parte del mio progetto, della mia visione, ad occhi chiusi. Nella mia immaginazione c'è molto più verde, ed alcune di esse probabilmente saranno abituate ad una vita perennemente sommersa dalle acque!
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Ecco così, che dopo qualche tempo, mi avvicino all'acquario, pieno d'entusiasmo, per inserire le tanto attese piante che renderanno questo ambiente più ricco di vita e di colore. Ancora Anubias e questa volta ci sono delle Bartheri nane, Anubias Congensis, Anubias Saggitte, Anubias Hastifolia e poi alcune piante di Crinum Thaianum.
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Dopo diversi tentativi, in particolar modo per quanto riguarda le Anubias abbarbicate sulla parete fangose e sulle radici, questo che potete vedere nella foto è il primo risultato. 
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Dopo qualche giorno decisi di aggiungere ancora qualche piantina di Anubias Bartheri nana sul fondo. Non feci altro che acquistarne un paio e dividere le talee, inserendole casualmente sul fondo sabbioso. 
Mi resi conto di aver dimenticato qualcosa: una "grotta". I pesci che avrei inserito in futuro avrebbero forse avuto bisogno di un piccolo ma funzionale anfratto da utilizzare come nascondiglio, e chissà forse anche per qualche altro scopo!
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Decisi così di utilizzare lo stesso collaudato metodo costruttivo adottato per la parete e le rocce "artificiali". Mi procurai dunque il materiale necessario, messo da parte, e cominciai a modellare la "stanza segreta" della coppia di Pelvicachromis Taeniatus che l'avrebbero abitata.
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Decisi di utilizzare un vaso di terra cotta rotto a metà. Oggetto facile da reperire e la sua superficie porosa mi ha facilitato la lavorazione facendo in modo che la schiuma poliuretanica ed i diversi materiali mischiati attecchissero immediatamente.
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Ed ecco la creazione inserita in acquario, tra radici e piantine di Anubias. Con grande piacere risulterà essere in seguito spesso utilizzata dai pesci.
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Antibodi ed il suo nuovo layout. In questa occasione ho anche deciso di togliere il Bolbitis sulla destra, lasciando spazio ad altro Crinum.
Il motivo di questa scelta è stato quello di non voler esagerare con il tipo di piante inserite.
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Uno scorcio del lato sinistro della vasca, dove si notano i ciuffi di Crinum e le tante Anubias di dimensioni e specie diverse.
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Alcune Anubias sistemate tra le radici e le sporgenze della parete fangosa. Per fissarle ho utilizzato dei piccoli gancetti o uncini in plastica, si trovano comunemente nei garden center e vengono usati per fissare le piante rampicanti.
Le Anubias sono piante che possono crescere sia in una zona sommersa, sia emerse, spesso come piante epifite ancorate a rami e pietre.
La maggior parte di esse sono ombrofile, ovvero trovano le condizioni ideali in zone dove i raggi del sole non arrivano diretti per gran parte del giorno. Possiedono apparati radicali piuttosto sviluppati e foglie generalmente coriacee. Quelle da me utilizzate di un bel verde intenso, che con la crescita tendono a scurirsi.
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Le motivazioni sopra citate mi hanno spinto ad utilizzare una pianta che spesso viene criticata da molti acquariofili, ma che io apprezzo davvero molto per l'aiuto che può portare in situazioni di equilibrio instabile.
Come si vede in foto, si tratta della Lemna Minor, conosciuta anche come "lenticchia d'acqua". Questa pianta prospera pressoché ovunque, prediligendo le zone temperate. Vicino a casa trovo diversi fossati dove, tra la folta vegetazione palustre, trova posto anche questa minuta pianticella capace però di riempire l'intera superficie di uno stagno in pochi giorni. Infatti, come in natura anche in acquario, se i valori chimici dell'acqua, la luce presente e il lento andamento dell'acqua (meglio se stagnante) sono favorevoli, avremo una sua propagazione davvero rapida con un ottimo beneficio per l'equilibrio degli inquinanti in vasca. Nel mio caso specifico però, oltre a questa funzione, la Lemna ha anche aiutato la zona sottostante la superficie a non essere esageratamente illuminata, o meglio a fornire la luce adatta alle Anubias "coltivate". 
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Sono state inserite un paio di Anubias Bartheri var. nana fissate con del filo di nylon ad un piccolo ramo d'albero adagiato sul fondo.
Peccato non poter coltivare nessuna delle specie presenti in una situazione emersa, in quel caso, la piante fiorirebbe trovando le condizioni adatte.
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Una panoramica della vasca: le Anubias crescono e si adattano alle nuove condizioni chimico-fisiche dell'acqua. Il periodo immediatamente successivo all'acquisto è sempre uno dei più delicati perché le piantine subiscono uno "shock" iniziale dovuto appunto alle differenti condizioni di coltivazione che hanno trovato prima dal negoziante e poi, dove spesso non rimangono per molto tempo, nella vasca dell'acquariofilo.
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In questa foto si nota anche il diffusore di co2, del quale fino ad ora non ne ho parlato, ma ho deciso di continuare ad utilizzarlo anche in questa vasca essenzialmente per due motivi: primo perché le piante, quali esse siano ringrazieranno e secondo perché è uno dei metodi migliori per contribuire a rendere "stabile" l'equilibrio in vasca.
Le Anubias ed i Crinum inseriti in questo acquario molto probabilmente non avrebbero bisogno di grandi quantitativi di co2, essendo piante a crescita lenta, potrebbe bastar loro quella presente in acqua, ottenuta grazie allo scambio gassoso, o quella che le piante stesse riescono, in situazioni estreme, a procurarsi scindendo i bicarbonati presenti (con valori di kh sufficienti). Credo però che piante come la Lemna, nel mio caso utilissima, con della co2 aggiunta in vasca, rende molto di più. Le piante vengono agevolate da una stabilità dei valori chimici ottenibile con una corretta e continua emissione di co2 in vasca ed il resto lo fanno una corretta fertilizzazione liquida o in pastiglie sul fondo. 
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Questa Anubias Bartheri mi ha dato grosse soddisfazioni, oltre alla sua bellezza iniziale, è cresciuta nei mesi occupando una parte della zona destra della vasca.
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Un particolare del Crinum. Ebbene la specie che avremmo potuto trovare in Africa Centrale, probabilmente in quell'immaginario piccolo tributario del Nyong river sarebbe stato il Crinum Calamistratum, purtroppo però in quel periodo ho cercato inutilmente questa pianta in diversi negozi. Dopo un po' decisi di optare per il Thaianum, di diversa provenienza (Tailandia), e che ricorda molto la Vallisneria.
Si differenzia dal Calamistratum per le foglie lisce e non nastriformi, invece i bulbi sono pressoché uguali.
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Qui, invece, le tante Anubias presenti, e sullo sfondo le lunghe foglie del Crinum.
Un acquario, per molti, si completa al momento dell'inserimento dei suoi ospiti. Io credo che già la presenza delle sole piante potrebbe darci una grossa soddisfazione se coltivate nel modo giusto e se l'ambiente che abbiamo racchiuso in questi cinque vetri è stato il frutto di ricerche, attese, discussioni e sperimentazioni.
Ad ogni modo, come forse ricorderete, nella mia immaginazione ho scorto una coppia di Pelvicachromis dapprima entrare ed uscire da un anfratto tra le pietre, e poi, ad un mio passo incauto, scomparire nel nulla.
Purtroppo proprio questa parte dell'avventura si è rivelata piena di imprevisti e ritardi, fino a giungere... beh lo racconterò in seguito.
I pesci del genere Pelvicachromis e specie Taeniatus prendono generalmente il loro nome dalle regioni o luoghi dai quali provengono, hanno colorazioni (la maggior parte) davvero brillanti ed un comportamento molto interessante da osservare.
La scelta di creare un ambiente simile è nata sicuramente dalla scelta dei pesci da inserire: da sempre, nei miei desideri, volevo poter dire anche io di aver "posseduto" una coppia di Pelvicachromis.

Cominciarono così le ricerche sulle possibili ricerche delle specie adatte all'interno di questo genere, e la scelta ricadde sui "Dehane".
Cominciai a contattare il mio negozio di acquariofilia di fiducia, dove la competenza di certo non manca, e dopo alcuni tentativi finalmente sembrava fosse arrivato il momento tanto atteso. Invece no. "Al momento questi ciclidi non sono disponibili" questa è stata la risposta per alcune settimane. 
Come spesso accade, così per caso, mi trovai in un centro commerciale fornito di negozio di animali, tra i quali anche pesci. Guardai un po' qua, un po' la e come un fulmine a ciel sereno me li trovai davanti ai miei occhi. Gioioso ed incredulo li acquistai, dopo qualche minuto di discussione col negoziante, ed arrivai a casa. La solita acclimatazione con acqua presa dall'acquario ed introdotta nel sacchettino gradualmente, luci spente e via: l'avventura iniziò!
 
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Dopo alcune ore di ambientamento sono già intenti ad ispezionare il fondo ala ricerca di cibo. I colori di questi due esemplari sono davvero belli.
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Il maschio ha una livrea meno appariscente della femmina, almeno in questa specie, ma il color violetto che in foto s'intravede, nelle zone di ombra brillava moltissimo. Alla perenne ricerca sul fondo, occasionalmente si spingeva nelle parti alte dell'acquario, tra le radici od a ispezionare la parete fangosa.
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La femmina, dai colori brillanti, più piccola del maschio, tendeva ancor più a rimanere sul fondo. In special modo i suoi luoghi preferiti rimanevano gli anfratti tra le pietre e la caverna costruita con il vaso di terracotta.
Spesso la osservavo mentre prelevava della sabbia per sputarla altrove. Invano, però, ho atteso di vedere fuoriuscire da qualche fessura o buco una nuvola di avannotti.
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Nuovamente il maschio di Pelvicachromis.
Cominciai così ad inserire alcune foto in diversi forum, ed acquistai il libro di Linke & Staeck "Ciclidi dell'Africa occidentale", scoprendo che di Dehane non si trattava affatto. I Pelvicachromis sono distinguibili da specie a specie grazie ai loro particolari cromatici (colore delle pinne, del ventre, del muso, ecc), che appunto ne identifica la provenienza. Negli ultimi anni però, in natura come in acquario, ci sono stati molteplici tentativi di ibridazione. In natura dovuti ad "errori" causati dall'uomo, in acquario dovuti all'intenzione di acquariofili di modificare i caratteri morfologici dei pesci, un po' come avviene ad esempio con i Discus. Questo ha comportato e sta comportando la perdita di esemplari rinvenibili in alcuni precisi luoghi e la loro "originalità".
Tra le tante supposizioni trovate nei forum l'ipotesi più accreditata fu quella che si trattasse di una qualche forma di ibridazione.
Ringrazio per l'aiuto nel tentare di riconoscerne la specie, in particolar modo alcuni amici dell'AcquariForum: Fabrizio (Gregory), Enrico (Buttikoferi) ed il sig. Anton Lamboj, considerato un esperto in questa "materia". Ha viaggiato molto nei luoghi d'origine ed ha documentato i suoi viaggi con foto ed articoli. Grazie alla traduzione di Cristiana (utente di AcquariForum), sono riuscito a scambiare qualche email con il sig. Lamboj dalle quali è emerso che la specie in questione potrebbe essere stata un'ibridazione ma anche una specie fino ad ora non riconosciuta, o comunque diversa da tutte quelle fino ad ora classificate (per zona di provenienza e morfologia).   
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In foto si nota la femmina in una delle sue innumerevoli entrate ed uscite dalla grotta. Nello specifico qui ho dovuto utilizzare una pila per far luce al suo interno, scoprendo ancora una volta i fantastici colori che caratterizzano queste specie.

Rimasto con il dubbio sulla possibile identificazione di questa specie, cominciai a cercare gli inquilini ideali da inserire in acquario.
La mia scelta ricadde subito sui "Neolebias Ansorgii", pesci provenienti dalle stesse zone dei Taeniatus. 
Purtroppo però passarono i mesi e con enormi sforzi e decine di telefonate non riuscii a trovare ed inserire in acquario, che rimase abitato per tutti i mesi della sua vita, solamente dalla coppia di Pelvicachromis ed da alcune Neritine Natalensis.
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Anche qui il maschio, illuminato con una piccola pila, sfoggia la sua bella livrea.
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Questi instancabili ospiti hanno "brucato" le alghe ed i resti di cibo sul fondo con grande utilità per il sistema.
In foto la si vede "attaccata" ad una radice che sporge dalla riva.
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In quest'altra foto, invece, mentre ispeziona una delle "Antibodi Rocks" !
Trascorrono i mesi e l'acquario procede bene, le alghe non sono un problema, almeno rimangono contenute e relegate ai piani alti, quelli più esposti alla luce. La Lemna continua ad invadere la superficie dell'acqua e le Anubias crescono, piuttosto lentamente, ma crescono. 
La coppia di Pelvicachromis continua a corteggiarsi ed a cercare e preparare luoghi diversi dove deporre le uova ma senza mai portare a termine il loro "lavoro". "Diamo loro ancora del tempo" pensai io, mantenendo i valori chimico-fisici accettabili e suggeritimi da chi, prima di me, ha avuto successo con la loro riproduzione. Temperatura 25/26 gradi; Ph oscillante attorno al 6.8; kh 5 (il sig. Lamboj me ne suggerì uno attorno allo 0); No3 attorno ai 5/10 mg/l e cambi regolari con acqua RO. 
Alimentati con cibo in scaglie, granulare, liofilizzato e saltuariamente vivo e surgelato, insomma una dieta completa e varia.
Poi la decisione obbligata che portò alla fine questa avventura: un rinnovamento (totale e necessario) della parte di casa dove la vasca, ahimè, era stata fino a quel momento, collocata, ovvero il salotto. Questo portò ovviamente alla triste ma irrinunciabile decisione di smantellare "Antibodi" con la promessa di riprendere in mano il progetto qualche mese più tardi.
Purtroppo per impegni personali e lavorativi passarono circa due anni dalla successiva avventura acquariofila.
Così come in un film con una trama avvincente ed un finale inaspettato si conclude la mia avventura.
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Una panoramica della vasca dopo alcuni mesi di vita.

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Da un'altra visuale.
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Ed a seguire un paio di scatti ritoccati, come vecchie foto tirate fuori da un cassetto.
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Immagino che il tempo abbia ingiallito questa fotografia.
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Concludo ringraziando tutti coloro che hanno dedicato il loro tempo a leggere l'articolo e visionare le foto, vi lascio alcuni links a seguire.

Links a forum o siti dove si è discusso di Antibodi.

Link al post inserito su "AcquariForum":
http://www.acquariforum.com/forum/showthread.php?t=10824weeblylink_new_window

Link ad una discussione inserita da un utente sul forum russo "Diesel forum":
http://diesel.elcat.kg/index.php?showtopic=3183127weeblylink_new_window

Link al post inserito su "Acquatic Plant Central" 
http://www.aquaticplantcentral.com/forumapc/aquascaping/35284-antibodi-journey-between-nature-aquarium.htmlweeblylink_new_window

Link inserito da Jerry Smith, membro AGA, in riferimento alla costruzione della "parete" di Antibodi.
http://forum.aquatic-gardeners.org/viewtopic.php?t=775weeblylink_new_window

Link ad "Infoaqua", sito e forum brasiliani, che hanno inserito Antibodi come acquario del mese:
http://www.infoaqua.com.br/galeria022009.htmlweeblylink_new_window

Link al post inserito sul forum di "Aquaticquontient":
http://www.aquaticquotient.com/forum/showthread.php/25250-Antibodi-Journey-between-Aquarium-amp-Natureweeblylink_new_window

Link al post inserito su "Tropical fish forums":
http://www.fishforums.net/index.php?showtopic=166819&st=0weeblylink_new_window

Link al post inserito su "Aquariacentral":
http://www.aquariacentral.com/forums/archive/index.php/t-199041.html
Articolo scritto da Stefano Florissi (Dabolox)
Tutte le foto, ad esclusione di quelle concesse dal dott. Klass-Douwe B.Dijkstra, sono state realizzate da Stefano Florissi (Dabolox).
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