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Marawi: i colori dei ciclidi africani.

Nelle calde sere africane gli anziani si siedono attorno ad un falò, e mentre si raccontano storie passate, antiche, dal fuoco salgono al cielo le faville, chiamate nella lingua locale: "marawi", dal quale deriva il nome "Malawi".
Molti ciclidi del lago Malawi, oltre ad avere stupendi colori che balzano subito all'occhio, possiedono delle caratteristiche comportamentali davvero interessanti. Non nego che davanti a questo acquario ho speso molto tempo ad osservarli, intenti a scavare in continuazione il fondo alla ricerca di cibo o per creare le loro tane. Ho assistito alle loro continue scaramucce ed ai loro giochi di corteggiamento. Purtroppo non sono riuscito a fotografare la nascita e la cura dei piccoli Labidochromis Caeruleus, evento piuttosto comune con questi ciclidi ma molto bello da osservare.
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Cominciai dunque l'allestimento, cercando di creare una ambiente funzionale ai ciclidi, e scelsi di utilizzare delle pietre laviche che ben poco si relazionano al loro ambiente d'origine, tuttavia le ho trovate subito interessanti dal punto di vista estetico e ricche di fori ed anfratti.
Sicuramente se dovessi decidere in futuro di allestire un acquario per questi stupendi ciclidi sceglierei la tipologia di pietre che potrebbe trovarsi in quel lago, cercando di riprodurre qualcosa di simile.
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In un garden center acquistai qualche chilo di pietre, dalle forme più strane possibili, cercando di immaginarmi in testa una possibile disposizione.
La sistemazione delle stesse in acquario fu un momento decisamente emozionante, anche se non privo di qualche rischio, per il peso e la grandezza di alcuni pezzi.
Decisi di cominciare prima con il fondo, mettendo uno strato variabile di semplice ghiaietto medio/fine, tanto sapevo che i ciclidi l'avrebbero sconquassato in seguito. Poi pian piano iniziai ad inserire i massi, uno sopra l'altro, creando più grotte e passaggi possibili.
Certamente la soluzione migliore sarebbe stata quella di applicare un po' di silicone tra le rocce per far si che l'intero apparato rimanesse ben saldo in posizione, e questo è ciò che feci poche ore dopo, non convinto della stabilità della "costruzione".
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Trovo che gli acquari nei quali si decide di non inserire piante, oppure solo qualcuna, siano solitamente più difficili da gestire, soprattutto se i valori dell'acqua come il ph, il gh ed il kh toccano valori alti. Il proliferare di alghe è sempre in agguato e bisognerebbe prestare assoluta attenzione quando si somministra il cibo ai pesci. Non essendo "Marawi" un vero biotopo, decisi di inserire alcune piante di provenienza africana e non, comunque rustiche, non troppo esigenti nelle richieste di luce e resistenti ai continui "attacchi" dei ciclidi presenti in vasca. 
Scelsi alcune piante di Microsorium Pteropus, comunemente conosciuta come "Felce di Giava".
Si tratta di piante non troppo esigenti, provenienti dall'Asia, dove crescono emerse e sommerse nei periodi di piena, lungo i fiumi. Le piante madri raggiungono ragguardevoli dimensioni, e vengono annoverate tra le epifite. Con questo termine vengono indicate quelle piante che non necessitano di substrati sabbiosi o ghiaiosi per radicare e prosperare, ma possono crescere benissimo ancorate a rocce, legni e pareti fangose grazie al loro fitto apparato radicale.
Come le altre piante provviste di rizomi, anche il Microsorium può essere moltiplicato dividendo la pianta con il taglio del rizoma stesso, oppure si può aspettare la crescita di piantine avventizie. Le foglie più vecchie tenderanno col tempo ad annerirsi, e sarà necessario tagliarle, operazione che servirà anche a dare maggior "respiro" e vigore alla pianta.
Per la loro fertilizzazione utilizzai concimi liquidi, senza mai esagerare con le dosi, per evitare che le alghe potessero beneficiarne.
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Saltuariamente in acquario ho inserito qualche Anubias, proveniente da altri acquari o regalatami da qualche negoziante o amico. Ad ogni modo in questa vasca non hanno mai avuto una presenza importante, a differenza di altre mie realizzazioni.
A circa un anno dalla creazione del "primo layout" decisi di modificare qualcosa. Decisi così di diradare i Microsorium ed inserire del Ceratofillo e alcune Vallisnerie giganti sullo sfondo, tentando così di arginare ancor meglio il problema alghe.
La Vallisneria è una pianta che possiamo trovare facilmente anche nelle nostre regioni, ha un portamento elegante e ben si adatta alla vita in acquario. 
Io le ho sempre trovate abbastanza invasive per il fatto che con velocità riempiono la vasca di nuove piantine figlie grazie agli stoloni che crescono nel substrato.
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La fertilizzazione del Ceratofillo come per le piante epifite viene introdotta in forma liquida, mentre per le Vallisnerie usavo periodicamente inserire in prossimità delle radici alcune pastigliette ricche di nutrienti.
Decisi di inserire anche una Nimphea Lotus, ma non ebbe mai grande riscontro, probabilmente la luce insufficiente, oppure la fertilizzazione sbagliata, l'assenza di co2 immessa o i valori sbagliati. 
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La cosa curiosa è che le alghe presenti in vasca si sono concentrate sul vetro posteriore e sulle sommità delle pietre, come si nota in foto, mente il fondo e le piante sono rimaste quasi sempre inattaccate. 
Come per la Nimphea anche il muschio introdotto non ha avuto grossa fortuna, anche se nel tempo è riuscito comunque ad adattarsi. 
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I pesci protagonisti di questo acquario sono stati i ciclidi del lago Malawi, dai colori stupendi e da un comportamento molto interessante.
Leggendo e visionando siti che trattavano di questi pesci, rimasi colpito dalla bellezza delle Aulonocare, in particolar modo delle Stuartgranti.
Cominciai così il mio tour per i vari negozi della zona, perché in quello di fiducia non era disponibile. Finalmente, dopo un paio di settimane, ne trovai una coppia che presi e portai a casa. Dopo la routine dell'acclimatazione liberai finalmente la coppia in acquario. Questa operazione, come sono solito fare, avvenne a luci spente. Anche se in questo caso erano i primi abitanti dell'acquario. Una volta accese le luci, diverse ore dopo l'inserimento, rimasi colpito dall'eccezionale colore blu del maschio, sembrava davvero brillasse riflettendo la luce delle lampade al neon. Ricordo che rimasi ad osservare la coppia per quasi mezz'ora, impalato davanti all'acquario.
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In natura questo ciclide vive in ampie zone aperte nel reef prive di piante, dove distese di materiale sabbioso permette loro di creare le loro buche per la riproduzione, inoltre ispezionano il fondo alla ricerca di cibo prelevando sabbia che poi sputano dopo averla setacciata. Il maschio, più grande della femmina, raggiunge i 13/15 cm in natura, mentre la femmina non va oltre i 10 cm, inoltre quest'ultima ha una livrea molto meno appariscente di colorazione marrone con striature bianche.
Si cibano di microscopiche alghe che ricoprono gli ammassi rocciosi sul fondo o sulle pareti, il cosiddetto "aufwuchs", dove trovano vita anche innumerevoli microorganismi.
In acquario ho alimentato questi pesci con mangime vegetale, in scaglie o in microgranuli integrando con alga Spirulina o Klamath. Ho visto spesso le Aulonocare spulciare tra le pietre alla ricerca di cibo. 
Il maschio si è dimostrato piuttosto aggressivo nei confronti della femmina, in alcuni casi, seguitava ad inseguirla per tutta la vasca senza darle tregua.
Questa situazione si è protratta fino a quando ho inserito il trio di Labidochromis.
Ho assistito al corteggiamento ed alla incubazione delle uova, ma non ho mai purtroppo visto alcuna piccola Auolonocara in vasca.
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Il trio di Labidochromis Caeruleus, formato da un maschio e due femmine, ha contribuito a diminuire l'aggressività del maschio di Aulonocara nei confronti della femmina. I tre ciclidi dalla livrea giallo acceso, si sono riprodotti in vasca un paio di volte ed è stato davvero bello la prima volta osservare l'incubazione orale e poi i piccoli girovagare per l'acquario. La prima volta solo due avannotti sono cresciuti in vasca e sono stati regalato poco dopo ad un amico. Poi per diversi mesi non successe più nulla, nessuna riproduzione e pochi corteggiamenti, fino a quando tornai a notare la comune danza a cerchio che segue la fecondazione e la femmina nuovamente con le uova in bocca. L'incubazione durata quasi un mese, ha portato alla nascita e crescita di cinque piccoli avvannotti, anch'essi regalati. 
Secondo le periodiche misurazioni (circa una volta al mese), questo acquario ha mantenuto valori basici di ph, attorno al 7,5, e gh e kh compresi in un range tra gli 8 e i 10 gradi. Il riscaldatore è stato fissato ad una temperatura di 26 gradi, ma in estate l'acquario ha toccato e superato i 30 gradi.
Marawi, a differenza di quanto successo negli altri acquari, non è stata una vasca di sperimentazioni e prove, ma un acquario equilibrato e semplice dove forse la più grande soddisfazione è stata appunto l'osservazione di questi interessanti ciclidi.
Nonostante ciò dopo circa due anni di vita, si fece sempre più grande il desiderio di modificare questa vasca con qualcosa di più "realistico", soprattutto per quanto riguardò la parete ed il fondo. La voglia di creare un ambiente molto simile ad una parete rocciosa del reef è rimasto comunque un mio obbiettivo, che un giorno, forse, raggiungerò.