I am inspired by nature

Konrad Lorenz: il padre dell'etologia.

Konrad Lorenz nacque il 7 Novembre del 1903 ad Altenberg, un paesino sulle rive del Danubio, da Adolf Lorenz ed Emma Lecher; il padre, di professione ortopedico, era piuttosto noto nel settore e la moglie spesso seguitava ad aiutarlo nel suo lavoro.
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Un quadro raffigurante la cittadina di Altenberg.
Frequentò le migliori scuole private di Vienna, giungendo a laurearsi dopo un tirocinio alla Columbia University a New York City in medicina nel 1928, anche se la sua vera passione erano la zoologia e l’etologia. 
I genitori incoraggiarono il piccolo Lorenz ad avere un rapporto diretto con la natura, e questo fu amplificato nei periodi in cui la famiglia si trovava a trascorrere le vacanze nella loro residenza estiva di Altenberg ove, alla tenera età di 10 anni, venne a conoscenza delle teorie di Darwin sull'evoluzione della specie. Leggendo un libro scritto da Wilhelm Bölsche ed osservando un'immagine di un "Archaeopteryx", venne incuriosito e si appassionò con decisione ed interesse a questo mondo. Da giovane piuttosto curioso ed entusiasta era solito porsi diversi quesiti. Si chiese se un lombrico potesse o meno essere considerato un insetto; interrogato sull’argomento, suo padre gli spiegò che la parola "insetto" deriva dalle tacche o "incisioni" tra i segmenti sul corpo, e si chiese se il lombrico potesse appartenere alla classe degli insetti. 
L'evoluzione gli diede la risposta: se i rettili, per mezzo dell'Archaeopteryx, sono potuti diventare uccelli allora gli anellidi potevano essersi evoluti in insetti. 
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Konrad Lorenz assieme ad uno dei suoi studenti Jurgen Nikolai circondato dalle sue amate oche.
Konrad venne spinto dal padre a seguire gli studi di medicina, ma ottenne comunque di poter continuare conteporaneamente le sue osservazioni, i suoi studi sul comportamento di quelli che oramai diventavano sempre più i suoi compagni di vita e di studio: gli animali. 
Era ben lungi dall'attuare illecite umanizzazioni come spesso accade oggi nelle nostre case con cani, gatti ma anche moltissimi altri animali da compagnia; li studiava in libertà o in condizioni simulate, ed alla sola età di cinque anni, osservando con stupore uno stormo di oche selvatiche, fu preso da una irrefrenabile voglia di condividerne il viaggio, ma non potendo magicamente far spuntare un paio di ali, fece della sua casa un piccolo zoo all’aperto con un grande numero di animali. Spesso improvvisava curiose lezioni tenute nuotando nello stagno in mezzo alle oche o spuntando da un cespuglio piuttosto che da un albero, simulando il verso dell’anatra, o percorreva in carrozza lunghi tratti per osservare gli animali domestici allo stato selvaggio. Le lunghe sperimentazioni tenute davanti al suo grande acquario marino in sala, la conversazione su Dio, il creato e l'universo, fanno di Lorenz un uomo di grandissime doti umanitarie, semplice, capace di sintesi eccezionale, desideroso di comprendere le leggi che regolamentano il comportamento degli animali senza mai però perdere il rispetto per gli stessi. 

Con la mente e gli occhi aperti e libero da preconcetti, Lorenz parte da una curiosità e prosegue raccogliendo dati per arrivare a definire i dogmi del comportamento animale in ambiente naturale, così oltre ad apprendere egli stesso, comunica con noi, quali siano i dettami e le regole da rispettare per comprendere quali siano le condizioni corrette per la felicità dell'animale. 

In questo periodo cominciò a descrivere quotidianamente le abitudini giornaliere del suo canarino Jock ed a seguito di una pubblicazione delle sue scritture su un giornale di ornitologia dell'epoca acquisì una certa notorietà. 
Oltre alla laurea in medicina ne acquisì una seconda, in zoologia nel 1933, favorito molto dalle conoscenze apprese direttamente sul campo. Durante i suoi studi si rese presto conto che i metodi impiegati nella morfologia comparativa potevano essere applicati al comportamento abituale di molti pesci ed uccelli studiati sino a quel momento, nel periodo successivo formulò alcune tra le più importanti ed interessanti teorie etologiche. 


L’etologia è la scienza che studia il comportamento animale e quindi si potrebbe supporre che l’oggetto preso in considerazione venga studiato esclusivamente con razionalità e disincanto; fortunatamente non è sempre così perché, ed è il caso di Lonrez, a volte dietro uno studioso o uno scienziato si nasconde una persona appassionata che opera con amore e speranza.
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Konrad Lorenz e Nikolaas Tinbergen ai quali venne assegnato il premio Nobel per meriti in campo medico e fisiologico. 
Gli studi di Lorenz sull'aggressività, sui codici e sulla natura degli istinti, hanno decisamente contribuito a riconoscere la ricchezza di significati anche nel comportamento primitivo dell'animale, modificando le precedenti convinzioni che affiancavano una concezione antropomorfa al comportamento animale. I suoi studi etologici comparati a quelli della natura umana fecero scaturire una serie di considerazioni su quanto fossero variegati, complessi ed a volte geniali alcune logiche regole degli animali. 
Dall'etologo austriaco deriva anche un’altra teoria, il "mobbing". La tassonomia del termine proviene dall'inglese "to mob" (che significa attaccare o accerchiare), termine utilizzato per indicare il comportamento che presentano alcuni uccelli (ma riscontrato anche in alcuni ciclidi africani del lago Tanganika), i quali per difendere un nido da eventuali aggressori scacciano l'elemento di disturbo aggregandosi e unendo le loro forze; questa situazione viene trasposta ai codici comportamentali studiati da Lorenz, ma viene tutt’oggi utilizzato anche in altri contesti. 


Molte estati trascorse ad osservare le sue anatre e le sue oche, ed in quel periodo elaborò una teoria molto importante "l'imprinting", che ha luogo quando un piccolo riceve le cure da una madre diversa da quella biologica m a che viene considerata come madrea naturale. Si propose quindi come madre sostitutiva e ripetendo l'esperiemento più volte non potè far altro che confermare questa teoria: gli anatroccoli covati e nati dalla loro madre biologica la seguivano, ma altrettanto facevano con Lorenz, quelli disposti in un’incubatrice che lo avevano visto alla nascita ed aveva quindi acquisito "l'imprinting" verso lo studioso.

In quest'arco di tempo, il piccolo apprende le caratteristiche della specie e deteminati segnali che poi evocheranno il suo comportamento sociale; secondo l'etologo questo apprendimento deve avvenire in condizioni ottimali per evitare che il comportamento successivo dell'animale rimanga irrimediabilmente compromesso. 
In base a questa teoria che spiega dell'apprendimento animale, mi chiedo ora che imprinting possano offrire alla loro progenie le specie che vengono esageratamente "umanizzate" dai loro “padroni”, ad esempio un gatto, che ha vissuto sempre in appartamento tra un tappeto ed un divano, cosa potrà insegnare ai suoi piccoli su come si caccia un topo? 
D'altra parte anche lo stesso Lorenz ci informa sui significativi comportamenti istintivi, di cui oggi negli animali tenuti in cattività nelle nostre abitazioni, si rivelano solo deboli tracce che purtroppo vanno via scomparendo definitivamente. 
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Questa immagine ho impressa di Lorenz, mentre passeggia per il parco accanto alla residenza estiva seguito da anatre e oche che lo considerano come madre. Spesso l’etologo veniva immortalato in situazioni buffe alcune volte fra un cespuglio e l’altro mentre richiamava le sue “figlie” con il verso del qua qua. Lo studio e l’osservazione incontrano il gioco e il rispetto, questa è forse la sua migliore qualità. 
Un trattato di notevole interesse, ma che da molti venne e viene tutt’ora criticato è “Il declino dell’uomo”, nel quale l’etologo affronta obiettivamente i gravi pericoli d’origine mondialistica che incombono sulle generazioni del presente e del futuro definendo disperata una situazione. Secondo Lorenz: il “sistema tecnocratico” diventa la minaccia di una forte e distruttiva dittatura planetaria. Egli vede nelle multinazionali “organi” che operano mediante uno strapotere che tenderà ad assoggettare tutta l’umanità rendendola schiava a se stessa, oltre al dirompente sistema economico basato su uno sfruttamento senza alcuno scrupolo delle risorse naturali accompagnato da un’inevitabile e progressivo aumento della popolazione umana che porterà al crollo del sistema mondiale ed annienterà la popolazione umana stessa. 
La sue convinzioni sulla correttezza della teoria evoluzionistica erano tali da scrivere in una sua opera che anche gli storici avrebbero dovuto un giorno riconoscere che la selezione naturale aveva determinato l'evoluzione delle culture oltre che della specie.

Le ricerche coincisero con gli anni dell’ideologia nazista, e Lorenz fu spesso criticato perché l’esposizione di alcune sue teorie sull’addomesticamento di alcune specie potevano essere viste come un’avvicinamento alle teorie naziste stesse. 
Nel 1944 fu fatto prigioniero dai russi e spedito in un campo di prigionia fino al 1948, ma neanche in questo periodo difficile durato quattro anni smise di scrivere; lo fece sui sacchi di carta che contenvano la farina, e parti di questi scritti vennero inclusi nell’opera postuma "L'altra faccia dello specchio". 


Il periodo che segue il ritorno dalla prigionia è caratterizzato da un intenso lavoro nel campo della ricerca sul comportamento, che si concretizzò in ampliamenti e conseguenze essenziali per questa disciplina. Venne criticato anche per l’opera “L’aggressività”. 
Secondo l’autore l’impulso aggressivo negli uomini e negli animali è dovuto all’istinto di combattere con i membri della propria specie; questo istinto consente di sopravvivere sia all’individuo sia alla specie, conferendo al maschio dominante la possibilità di difendere il proprio territorio. 
Gli animali si attaccano fra loro con le parti del corpo conferite loro dalla natura per stabilire un rango, una posizione di gerarchia; solo gli uomini si uccidono l’un l’altro a causa dello sviluppo di armi artificiali, superando così le naturali inibizioni verso l’omicidio.

I suoi critici sostenevano che una teoria del genere avrebbe potuto incoraggiare l’accettazione della violenza nel comportamento umano. 
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Dentro allo stagno in compagnia dei suoi “amici”oggetto di studi comparati. 
Nel 1952 pubblicò un libro noto in tutto il mondo, “l’Anello di Re Salomone”, che rappresenta uno studio sul comportamento animale presentato con taglio divulgativo. Letto diverse volte, credo sia un libro interessante proprio perché lascia spazio ad una metodica di racconto appassionato da cui traspare attraverso ogni singola frase un certo rispetto per l’essere animale, ricco di belle illustrazioni. 

Nel 1955 grazie al grosso supporto della Max Plance Society ed in collaborazione con l’etologo Gustav Kramer e il fisiologo Erich von Holst, creò l’Istituto di fisiologia comportamentale di Seewiesen nei pressi di Monaco di Baviera. 
A Lorenz, in collaborazione con l'amico collega Nikolaas Tinbergen, venne attribuito nel 1973 il premio Nobel per i risultati conseguiti a seguito di alcuni studi in medicina, fisiologia ed in campo comportamentale sugli animali. Elaborò anche la concezione del "meccanismo innato di rilascio", con la quale volle affermare che un animale presenterebbe un meccanismo che rimane inutilizzato fino a quando uno specifico evento produce uno stimolo seguito da una reazione dell'animale che produrrà quindi il comportamento per la prima volta. 

Lo stimolo quindi è specifico e provoca una serie di comportamenti, come le posizioni di attacco o di difesa usate da molti animali; esso si chiama “releaser” e la struttura nervosa che risponde prontamente a tale stimolo producendo il comportamento istintivo si chiama “meccanismo innato di rilascio”.
Lo stesso anno Lorenz si ritirò dallo Seewiesen Institute e se ne tornò ad Altenberg, dove continuò a scrivere, inziando a dirigere il dipartimento di sociologia animale all’Accademia Austriaca delle Scienze. La verità sulla natura, diceva Lorenz, è molto più bella di quella narrata dai poeti e gli animali sono la vera magia dell’esistenza. Dopo innumerevoli interventi volti a guidare lo spirito della gente verso la salvaguardia della natura e dopo una serie di lauree honoris causa, morì a Altenberg nel febbraio del 1989, ma i suoi studi e le sue ricerche comunque vengono tutt’ora seguiti da una schiera di studiosi ed etologi operanti nel settore ma anche da semplici appassionati. Sì lo ammetto moltissime volte mi sono trovato a leggere durante le mie passeggiate per boschi e sentieri di campagna alcuni suoi libri, oltre alla sopracitata opera, uno in particolare mi è rimasto nel cuore perché descrive quello che per me è un vero compagno di vita: il cane, il testo è intitolato “E l’uomo incontrò il cane” che vi consiglio di leggere. 

Torniamo al noto “L’Anello di Re Salomone” che spero molti di voi abbiano letto, è un testo interessante dove tra le altre cose Lorenz descrive con passione e semplicità il piccolo mondo che viene a crearsi in acquario, il sistema mediante un equilibrio che si deve instaurare in esso, il fatto che questo mondo debba essere in qualche modo “vero”, “autonomo” pena il crearsi di un ambiente troppo sterile, un mero contenitore di specie animali e vegetali. 
Ora vi prego di prendervi 10 minuti del vostro tempo, sedervi comodi, e leggervi questa piccola parte rubata dal libro.

Una cosa che non fa danni: l'acquario.
 
Non costa quasi nulla eppure è una cosa magnifica: coprite il fondo di un recipiente di vetro con un pugno di sabbia pulita e piantatevi alcune comuni pianticelle acquatiche, versateci sopra delicatamente alcuni litri d'acqua di rubinetto e ponete il tutto su di un davanzale soleggiato. Quando l'acqua si è purificata e le pianticelle hanno incominciato a crescere, mettetevi dentro alcuni pesciolini: o, ancor meglio, recatevi con un vasetto e con un acchiappafarfalle allo stagno più vicino, immergete alcune volte la rete, e raccoglierete una miriade di organismi viventi. 
In quella reticella per me è ancor oggi rinchiuso l'incanto della fanciullezza. Meglio se non si tratta di uno strumento impeccabile, con manico di ottone e borsa di garza; anzi, la tradizione vuole che ce lo si prepari da soli, a casa, in dieci minuti: il manico con un filo metallico incurvato alla bell'e meglio, la borsa con una calza, un pezzo di tenda o un pannolino. Con un simile aggeggio, a nove anni ho catturato le prime dafnie per i miei pesciolini, scoprendo così le piccole meraviglie dello stagno di acqua dolce che immediatamente mi sedusse con il suo fascino. Dopo la reticella venne la lente d'ingrandimento, dopo di questa un modesto microscopio, e con ciò il mio destino fu irrevocabilmente segnato. Chi infatti ha contemplato una volta con i propri occhi la bellezza della natura non è destinato alla morte come pensa Platen, bensì alla natura stessa, di cui ha intravisto le meraviglie. E se ha davvero degli occhi per vedere, costui diverrà inevitabilmente un naturalista. Dunque voi fate passare la reticella fra le piante acquatiche del vicino stagno, riempiendovi di solito le scarpe di acqua e di fango. Se avete scelto bene il luogo e avete trovato uno stagno dove c'è roba che fa per voi, presto il fondo della rete sarà tutto un brulichio di piccole creature trasparenti. Rovesciate allora il contenuto della rete nel recipiente che avrete già prima riempito di acqua. Giunti a casa, vuotate delicatamente il vostro bottino nell'acquario e contemplate il piccolo mondo che ora si dispiega ai vostri occhi. L'acquario *è* infatti un universo, dove, come in uno stagno o in un lago naturale, insomma come in un qualsiasi luogo del nostro pianeta, creature animali e vegetali vivono insieme creando un equilibrio biologico. Le piante consumano l'acido carbonico espirato dagli animali e a loro volta esalano ossigeno. E però errato affermare che le piante respirano non come gli animali, ma "alla rovescia": come gli animali esse inspirano ossigeno ed espirano acido carbonico, ma, oltre a questo processo e indipendentemente da esso, le piante in via di accrescimento assimilano l'acido carbonico servendosene per costruire la loro sostanza corporea, e l'ossigeno eliminato eccede quindi quello incorporato con la respirazione. Di questo eccesso di ossigeno vivono uomini e animali. Inoltre le piante sono in grado di assimilare i prodotti della decomposizione di altre creature viventi, reinserendoli nel grande ciclo vitale della materia. 
Ogni disturbo arrecato a questo ciclo, all'equilibrata convivenza di animali e vegetali, produce conseguenze dannose. Per esempio molti acquariofili, sia bambini sia adulti, non resistono alla tentazione di inserire nel recipiente, già pieno di animali fino al limite della tolleranza della sua parte vegetale, ancora questo o quel bel pesciolino. E proprio il nuovo pesciolino può essere la rovina di quel mondo che è l'acquario, così provvidamente difeso e amato. Dall'eccesso di animali deriverà infatti una mancanza di ossigeno; allora qualche organismo prima o poi soccomberà, e la sua morte potrà anche passare inosservata. Ma la decomposizione del suo corpo farà enormemente aumentare i batteri, l'acqua si intorbiderà, l'ossigeno diminuirà ulteriormente; allora moriranno altri animali, e la distruzione si propagherà con ritmo incalzante; alla fine anche la vegetazione comincerà a decomporsi, e quello che pochi giorni prima era stato un delizioso e limpido laghetto popolato di prospere pianticelle e di vivaci animaletti diverrà in breve tempo una disgustosa e puzzolente brodaglia. Da questi pericoli l'esperto acquariofilo si difende con l'aerazione artificiale dell'acqua. Tuttavia questo espediente tecnico sminuisce il pregio dell'acquario, che consiste proprio nell'autosufficienza biologica di quel piccolo universo, cui dall'esterno non occorre alcun aiuto, a parte il nutrimento degli animali e la pulizia della vetrina anteriore del recipiente: se infatti vi domina il giusto equilibrio, l'acquario non ha bisogno di essere pulito! Rinunziando ai pesci più grossi, specie a quelli che sommuovono il fondo, nessun danno si avrà se gli escrementi animali e i tessuti vegetali in decomposizione costituiranno a poco a poco uno strato fangoso; anzi, tanto meglio, perché questo strato penetrerà e renderà fertile il fondo, originariamente sterile. Nonostante il fango, l'acqua rimarrà inodore e conserverà la limpidezza cristallina di uno dei nostri laghetti alpini. 
Dal punto di vista biologico, e anche da quello estetico, è meglio inaugurare l'acquario in primavera, popolandolo solo di pochi ramoscelli in germoglio: solo le piante che vi sono cresciute riescono ad adattarsi alle particolari condizioni di quell'ambiente e a prosperarvi, mentre tutte le piante che sono state inserite nell'acquario già adulte vi perdono gran parte della loro bellezza. Anche se distano tra loro solo pochi centimetri, due acquari hanno un'individualità così distinta e ben caratterizzata come due laghi che distino tra loro molte ore di cammino. Ed è proprio questa la straordinaria attrattiva di un nuovo acquario, il fatto che, inaugurandolo, non si ha alcuna idea di come esso si svilupperà, dell'aspetto che assumerà una volta raggiunto il suo equilibrio particolare. Supponiamo di riempire contemporaneamente tre recipienti con lo stesso materiale, disponendoli l'uno accanto all'altro sulla stessa tavola e popolandoli tutti con peste d'acqua (Elodea canadensis) e miriofilli (Myriophyilum verticillatum): nel primo recipiente crescerà, poniamo, una fitta giungla di peste d'acqua che soffocherà completamente i teneri miriofilli, nella seconda potrà accadere il contrario, e nella terza le due specie armonizzeranno, e come dal nulla sorgerà una splendida vegetazione di Nitella flexilis, una graziosa alga verde tutta ramificata a mo' di candelabro .E l'evoluzione dei tre acquari può essere tanto diversa da rendere diverse anche le proprietà biologiche, favorevoli o sfavorevoli all'insediamento di determinati animali; insomma, benché impostati nello stesso identico modo, i tre acquari svilupperanno ognuno il proprio universo particolare. Ci vuole un certo tatto e molto autocontrollo per permettere a ogni acquario di "trovare la propria fisionomia", perché anche gli interventi meglio intenzionati possono avere effetti deleteri. Naturalmente si può anche impiantare un acquario "elegante", con fondo artificiale e piantine ben distribuite ad arte; un filtro eviterà la formazione di fango e l'aerazione artificiale consentirà di tenervi molti più pesci di quanto non sarebbe possibile in condizioni più naturali. In questo caso le piante avranno una funzione puramente ornamentale, non essendo necessarie agli animali, cui l'aerazione artificiale fornirà abbastanza ossigeno per le loro esigenze vitali. E' questione di gusti, ma per me un acquario è una comunità autonoma che si mantiene in vita grazie a un *proprio* equilibrio biologico. Altrimenti si tratta di una specie di stalla, cioè di un ambiente tenuto artificialmente pulito, igienicamente ineccepibile, che non è un fine in se stesso, ma solo un mezzo per contenervi determinati animali. 
Con una grande esperienza e con un delicato intuito biologico è però possibile, entro certi limiti, predeterminare il carattere generale del microcosmo che si svilupperà poi in un acquario, scegliendone oculatamente il fondo, la posizione del recipiente, la temperatura e la luminosità, e infine gli animali che lo popoleranno. In questo consiste l'arte dell'acquariofilo, in cui eccelleva il mio amico Bernhard Hellmann, perito tragicamente: in uno dei suoi acquari egli era riuscito a riprodurre perfettamente un ambiente naturale ben preciso, il lago di Altaussee; era una vasca grande, assai profonda, fresca, e non troppo esposta alla luce; la vegetazione nell'acqua cristallina consisteva di trasparenti erbe verde chiaro, il fondo sassoso era coperto di scuro muschio dei fossi (Fontinalis) e di graziosa Chara, Gli animali non microscopici erano rappresentati solo da alcune minuscole trote, da qualche varone e da un piccolo gambero fluviale: una popolazione ittica dalla densità non molto superiore a quella di uno stagno naturale. Bisogna far molta attenzione a questo aspetto se si vogliono conservare a lungo e far riprodurre animali acquatici assai delicati. La maggior parte dei pesci esotici ornamentali che vediamo negli acquari dei dilettanti ci facilitano il compito, perché anche in natura essi vivono in piccoli stagni non troppo puliti; l'ambiente dei piccoli stagni tropicali, riscaldati dal sole in modo intenso e uniforme, si può facilmente riprodurre presso una qualunque finestra esposta a sud con un po' di riscaldamento elettrico, certo più facilmente di qualunque tipo di habitat delle acque nostrane. E' questo il solo motivo per cui è incomparabilmente più difficile allevare pesci dei nostri laghi e torrenti che non pesci tropicali. Ora comprenderete perché vi ho consigliato di raccogliere i primi abitanti del vostro acquario dallo stagno più vicino e con la reticella tradizionale. Fra tutte le centinaia di acquari che ho posseduto la mia particolare preferenza va sempre all'acquario più comune, più economico e per così dire più banale, perché le sue pareti racchiudono la comunità vivente più naturale e più perfetta. Davanti all'acquario sì può star delle ore assorti in fantasticherie, come quando si contemplano le fiamme del caminetto o le rapide acque di un torrente. E si imparano molte cose durante questa contemplazione. Se gettassi su di un piatto della bilancia tutto ciò che ho imparato a comprendere in quelle ore di meditazione di fronte all'acquario, e sull'altro tutto ciò che ho ricavato dai libri, come rimarrebbe leggero il secondo! 

(Liberamente tratto dal testo “L’Anello di Re Salomone” di Konrad Lorenz)

Mi piace così tanto l'affermazione di Lorenz quando afferma che se dovessimo mettere su un piatto di una bilancia il sapere appreso dai libri e sull’altro l’esperienza diretta, l’osservazione e gli sbagli commessi direttamente che ci hanno poi portato a concepire in un certo modo l’acquariofilia e tutto ciò ad essa legato quest’ultimo peserebbe sicuramente di più. Certamente sono pure conscio del fatto che la lettura di un libro può portarci esperienze e informazioni utilissime. Oggi ci troviamo di fronte ad un mare di nozioni che ci vengono fornite da moltissimi media quali internet, tv, supporti cartacei e parliamo con decine e decine di persone presenti nelle parti più sperdute del pianeta a centinaia di chilometri di distanza attraverso i forum ed internet.  Credo sia fondamentale informarsi in qualsiasi modo prima di prendersi un impegno come quello di creare e manipolare un piccolo mondo biologico, che necessita di cure e manutenzioni, ma se saremo capaci di far sì che in esso s’instauri un equilibrio sicuramente ne trarremo enormi benefici. 

L’acquariologia è una scienza molto affascinante forse perché è il compendio di varie discipline quali la botanica, l’etologia, l’ittiologia, la chimica, la genetica, la microbiologia e molte altre, ma a mio parere alla base di tutto deve comunque esserci una cosa: la passione, e se a me come a moltissimi altri questa passione ha “preso puramente” l’animo si incomincerà davvero a vedere con occhio attento tutta la natura che ci circonda, dagli insetti alle piante, dalle rocce inanimate fino alla frizzante vita acquatica lungo un piccolo corso d’acqua come può essere quello vicino a casa. 

Capita spesso che nella nostra quotidianità attraversiamo un parco, un giardino ad esempio, o ancora un semplice viale alberato, con passo frettoloso e completamente assorti nei nostri pensieri, e non ci accorgiamo che la stessa straordinaria operosità brulica sotto i nostri piedi, la superficie che calpestiamo racchiude una miriade di organismi indaffarati a svolgere i loro compiti vitali. Anche in acquario la moltitudine di organismi presenti nel fondo, tra le piante, più o meno visibili aspettano solo di essere osservati da noi, con una calibrata distanza, e questo concetto viene ben presentato nella frase che segue: 

Davanti all'acquario sì può star delle ore assorti in fantasticherie, come quando si contemplano le fiamme del caminetto o le rapide acque di un torrente. E si imparano molte cose durante questa contemplazione.
Questo passaggio mi colpisce perché rispecchia ciò in cui credo: essere assorti nell’osservazione di un qualcosa, senza intervenire direttamente, senza modificare con la “forza” quello che si è creato, ma farlo dolcemente con rispetto, questo concetto vale tanto per un acquario quanto per madre natura stessa. Rimanere in silenzio in prossimità di un corso d’acqua, osservare una pietra che fa da palcoscenico ai giochi amorosi delle rane ma allo stesso tempo offre refugium ad una miriade di avannotti ed insetti che in simbiosi vivono dentro e fuori l’acqua, e che ad un mio minimo cenno, ad un mio passo, in pochi secondi tutto si zittisce, è silenzio, pescetti e rane trovano un nascondiglio fra le radici delle piante che costeggiano il piccolo corso d’acqua e la lussureggiante Fontinalis Antypiretica che riempie questo mondo fatto di acqua e vita. 
Non so se riuscite a carpire la “calda” essenza delle frasi, è bellissimo paragonare l’osservazione di un acquario, di un mondo seppur “artificiale” ad un torrente, alla bellezza delle fiamme di un fuoco seduti a terra di fronte all’acquario, cercando di non disturbare il proseguire della vita al suo interno, osservare i comportamenti di dominanza e sudditanza all’interno di un gruppetto di ciclidi, i movimenti studiati dal maschio per attirare una femmina in un corteggiamento che porterà poi alla fecondazione delle uova alla rinascita della vita, all’inesperienza di una mamma che alla vista degli avannotti li preda o che per difenderli si scontra contro ogni possibile pericolo. 


Konrad Lorenz, come ho già descritto nella parte introduttiva, ha dimostrato sperimentalmente che, in generale, negli animali l’apprendimento non è un elemento sufficiente per spiegare, da solo, l’origine dei comportamenti e che spesso gli individui di una data specie rispondono a particolari stimoli ambientali secondo meccanismi scatenanti innati: l’esperienza aiuterebbe quindi l’animale ad attuare le proprie potenzialità e ad esprimere il comportamento nella sua forma compiuta. Questi studi portarono al confronto tra il comportamento umano e il variegato e straordinario comportamento delle migliaia di specie animali presenti sulla Terra. 
Del Lorenz scienziato ed etologo mi piace molto anche il suo atteggiamento ludico con il quale spesso conduceva i suoi studi e le sue osservazioni. Egli sosteneva che il gioco è solitamente connesso all’apprendimento; ed ha contribuito ad accrescere la sensibilità verso gli animali suoi compagni di vita, rivelandoci in campo etologico alcune scoperte molto interessanti come ad esempio di come i pesci possano essere passionali e le volpi molto meno furbe dei cani, o come ancora un’oca possa credersi appartenente alla specie umana. 

Secondo Lorenz la decadenza della civiltà e la distruzione ambientale procedono di pari passo, egli sosteneva che l'umanità non può consumare più energia di quanta ne riceve dal sole, non si puo' crescere indefinitamente in uno spazio finito, ma l'attenzione verso cio' che ci è più vicino ci porta a trascurare i problemi globali. La posizione eretta dell'uomo e' il simbolo della sua stessa precarietà. 
La teoria evoluzionistica non sopravvaluta l’uomo, l'universo in divenire è indifferente alla sorte umana, l'idea di un ordine predeterminato, finalistico, è incompatibile con la liberta'. Tuttavia, per capire che l'universo non è senza senso, basta il contatto con gli altri esseri viventi definiti da Lorenz stesso "armonie della natura". 
Le esperienze della prima infanzia in questo senso sono fondamentali. La mancanza di curiosita' e di interesse per il mondo e' patologica. Queste intessanti affermazioni ci fanno capire il suo punto di vista: l’uomo non come centro del mondo ma come essere vivente che vive in simbiosi con esso, l’uomo che, come tutti gli altri, divide questa terra, questo cielo, quest’acqua quest’aria, ha diritto di vivere come diritto hanno gli altri esseri creati e presenti. 
Sinceramente mi fa paura pensare alla sottile linea che separa la vita dall’oblio, l’uomo in competizione con la natura fatta di animali e piante e mi fa paura pensare dove l’uomo possa arrivare con la scienza e la tecnologia, se queste venissero utilizzate a scopi che vanno al di fuori del ritenuto “giusto”. Che succederebbe se l’uomo si vedesse costretto a dover reinventare o perfezionare le specie andate perse, estinte, per ripopolare magari zone desertiche dove un tempo proliferavano piante e animali, certo la natura non se ne sta ferma a guardare, purtroppo gli eventi straordinari stanno diventando routine, eventi che si presentano sempre più spesso, basti pensare all’andamento del clima. 
Interessante, a mio parere, è ciò che afferma anche C. Staples Lewis: “ogni passo avanti è nuovo potere non solo dell'uomo ma anche di alcuni uomini su altri, condizionatori che si pongono fuori dai giudizi di valore e sono percio' dominati soltanto dalla forza emotiva di impulsi irrazionali: la conquista della Natura da parte dell'Uomo finisce così per essere conquista dell'Uomo da parte della Natura. 
Il problema principale del passato era conformare l'anima alla realtà, dal XVI-XVII sec. il problema diventa come sottomettere la realtà ai desideri dell'uomo: magia e scienza applicata nascono insieme dopo il medioevo; bisogna vedere non solo attraverso qualcosa ma anche qualcosa attraverso, altrimenti si finisce col non vedere nulla, perché un mondo trasparente "vedere attraverso" è anche un mondo invisibile.” Bellissima quest’ultima frase nella quale l’autore afferma in sostanza di come oggi la realtà sia sottomessa ai desideri dell’uomo, con la scienza forse si riesce meglio o si presume di dare una spiegazione per ogni cosa, ma come giustamente dice l’autore bisogna vedere anche qualcosa dentro. Mi permetto di porre questo concetto in seno alla Natura, che per divenire ciò che è oggi ha subito una lenta, lunga evoluzione, opera di adattamento alle condizioni che mano a mano si presentavano lungo il corso dei millenni ed è proprio la sottile linea che divide il processo evolutivo da quello involutivo che spesso e volentieri mi fa riflettere. 
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Lorenz ed il suo amico storno di nome Friedrich.
Per esempio molti acquariofili, sia bambini sia adulti, non resistono alla tentazione di inserire nel recipiente, già pieno di animali fino al limite della tolleranza della sua parte vegetale, ancora questo o quel bel pesciolino. E proprio il nuovo pesciolino può essere la rovina di quel mondo che è l'acquario, così provvidamente difeso e amato. 

Questo è un altro passaggio che mi piace parecchio perché riuscire a trovare l’equilibrio di certo non è immediato, una miriade di fattori ne influiscono negativamente, primi fra tutti forse l’inesperienza di fronte ad un mondo “vivo” che viene a crearsi e la voglia di vederlo il più presto possibile popolato con tutti i pesci colorati e guizzanti senza rispettarne l’equilibrio ed i tempi biologici. 
Per questo prima di creare un tale sistema vivente sarebbe bene informarsi per lo meno sulla compatibilità di pesci e piante e sulle loro necessità; prima venga il rispetto per loro poi, se sarà possibile, accontenteremo le nostre molteplici esigenze. 
In natura tutto è frutto di un adattamento lento e continuo, e ciò che non trova una propria collocazione deperisce e diventa sostanza organica e quindi “cibo” per altri esseri viventi. 
 
La natura quella “libera” trova le leggi in se stessa, ed è del tutto autonoma ed autosufficiente. 

In fondo è la sfida più affascinante, imitare la natura e la sua struttura cercando di creare un ambiente dove minimi siano i nostri interventi.

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Sostengo che le leggi della natura siano semplicemente-complesse, e per quanto essa venga osservata, studiata, manipolata ed a volte distrutta non riusciremo mai ad “intervenire” fino in fondo sul suo significato. 

La concezione di un acquario è del tutto personale, soggettiva, appagante se il mondo che viene a crearsi rispecchia ciò che ci si era prefissati in partenza, quante ore si passano in silenzio ad osservarlo rimanendone completamente rapiti ed affascinati.
Le sue opere:
1949 L'anello di re Salomone. 
1950 E l'uomo inventò il cane. 
1963 Il cosiddetto male. 
1965 L'evoluzione e modificazione del comportamento. 
1973 L'altra faccia dello specchio. Per una storia naturale della conoscenza. 
1974 Gli otto peccati capitali della nostra civiltà. 
1974 L'altra faccia dello specchio. 
1980 L'etologia, fondamenti e metodi. 
1983 Il declino dell'uomo. 
1985 Natura e destino

Alcuni video inseriti su Youtube che trattano di Konrad Lorenz.

Articolo scritto da Stefano Florissi (Dabolox)
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